IL
CASO
AUTOTRASPORTI:
LA SICILIA IN GINOCCHIO
Sette giorni di proteste
e disagi: una settimana che ha lasciato il segno
 |
Una settimana di passione, quella fra il 30 settembre e il 7 ottobre,
conclusasi bene, ma che alla fine ha lasciato il segno. Lo sanno
bene commercianti e semplici cittadini, stretti nella "morsa"
dei disagi e delle perdite economiche, ma in generale è
tutta l'opinione pubblica siciliana che ha scoperto gli enormi
problemi dell'autotrasporto, dal "caro gasolio" alle
tasse, dagli alti costi di gestione all' usura di un mestiere
durissimo.
Il clima è stato a lungo di quelli da "campo di
battaglia". Loro, gli autotrasportatori dell' Associazione
Imprese Autotrasporto Siciliani, hanno lanciato messaggi di
prudenza e hanno invitano i "colleghi" a comportamenti
modello, ma la rabbia si è avvertita per intere giornate.
Non hanno mollato a lungo i "padroncini", stretti
attorno al proprio leader Giuseppe Richichi, presidente dell'Aias
e hanno raccontano vite spese sulle autostrade d'Italia, fra
maltempo, tasse, rapine e problemi familiari. L'autotrasporto
è la loro vita. "Io ci sono nato sul camion..."
ha tagliato corto Giuseppe Richichi. A guidare questa agitazione,
è stata proprio l'Associazione Imprese Autotrasportatori
Siciliani, circa duemila persone. Su un camion al casello di
San Gregorio è stato allestito una sorta di "quartier
generale", con tavolini, sedie, manifesti, in mezzo ai
caffè e alle bottiglie vuote. La voce comune è
però la stessa: la situazione del settore è insostenibile.
Lo hanno ripetuto alle autorità, dal Prefetto all'assessore
regionale ai trasporti, Domenico Rotella e hanno chiesto anche
scusa ai cittadini, in fila per ore per la benzina e indispettiti
di fronte ai supermercati vuoti, per i disagi loro arrecati.
Hanno sottolineato, però, con orgoglio la propria autonomia
gli scioperanti. "Non siamo un sindacato -ha precisato
Richichi- siamo un'associazione nata di recente". Hanno
puntano il dito contro lo Stato e la Regione i "padroncini".
Lamentano, infatti, aumenti "a dismisura". Un esempio.
"Partiamo per un viaggio per Milano -ha spiegato Richichi-
1400 chilometri. I nostri mezzi hanno bisogno di 1400 litri
di gasolio, che costa 1860 lire al litro. Poi ci vogliono 270
mila lire di traghettamento, cinquecento mila lire di autostrada.
Per ogni viaggio, poi c'è il consumo di una gomma, cioè
780 mila lire più Iva. Dobbiamo poi mettere i costi per
i dipendenti, l'assicurazione del mezzo, l'assicurazione merci,
tassa di possesso. Stiamo mediamente perdendo all'incirca un
milione e mezzo a viaggio". Le richieste fondamentali sono
state elencate più volte: defiscalizzazione del gasolio,
riduzione del costo dei traghettamenti e dei pedaggi autostradali,
riconoscimento dello stato di calamità agroalimentare
e del carattere "usurante" di questa attività.
"Siamo arrivati all'esasperazione -ha tagliato corto Enzo
Stivala, autotrasportatore catanese- non riusciamo a stare dentro
le spese." Alla fine, la risposta delle istituzioni è
in parte arrivata, malgrado talune asprezze ministeriali. Ma,
ne siamo sicuri, è stata una settimana che pochi dimenticheranno.