CINEMA
UNA
METAFORA UNIVERSALE SUGLI INTRECCI MAFIOSI SENZA TEMPO
Incontro con il regista
del film “Placido Rizzotto”, Pasquale Scimeca
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Il regista dell'apprezzato film "Placido Rizzotto",
Pasquale Scimeca è stato di recente a Catania, al cinema
Corsaro, dove con il critico Sebastiano Gesù e lo storico
Salvatore Lupo, ha parlato del valore universale del film che
racconta la storia del segretario della Camera del Lavoro di
Corleone, Placido Rizzotto, che il 10 marzo del 1948 fu ucciso
selvaggiamente dalla mafia e mai ritrovato. Attorno alla vita,
all'impegno della figura di Rizzotto ruotano tanti personaggi
comuni, quasi tutti perdenti ed invischiati nel pozzo senza
fondo che è l'intreccio mafioso siciliano, di Corleone.
Ritroviamo nel film di Scimeca l'allora capitano dei Carabinieri
Carlo Alberto Dalla Chiesa, Pio La Torre che sostituirà
poi Rizzotto, Luciano Liggio intento a scalare i vertici della
cupola mafiosa. Il film vede protagonisti Vincenzo Albanese,
Marcello Mazzarella, Gioia Spaziani, Carmelo Di Mazzarelli,
Franco Catalano, Biagio Barone, Arturo Todaro, con le musiche
degli Agricantus, produzione Arbash Film Coop., Rai ed è
distribuito dall'Istituto Luce.
"L'attualità di Placido Rizzotto non è tanto
nella storia sulla mafia, di oggi o di ieri - ha sottolineato
il regista Scimeca - in realtà si tratta di una metafora
universale. La storia di Placido Rizzotto racchiude in sè
il dramma della storia dell'uomo. Da sempre ci sono i poveri
e chi sente il bisogno di rappresentare coloro i quali non trovano
la forza, o il coraggio, di farsi valere. Ieri come oggi, in
Sicilia, a Corleone, come in Brasile ed in molti altri posti.
Ho cercato di cogliere con questo film è la frattura
che si determina tra le generazioni in certe particolari condizioni
della storia (guerre, rivoluzioni, movimenti sociali). Padri
e figli che non si parlano e non si capiscono più. Sconvolgimenti
sociali (e politici) che scuotono dalle fondamenta ordini secolari
costituiti, fin dentro le stesse famiglie, fin dentro l'anima
delle persone che "recitano" in questo film".
Il critico Sebastiano Gesù ha ribadito che nel film si
attinge alla cultura ed alle tradizioni popolari e si celebra
la difficile emancipazione della Sicilia.
"Un film apprezzabile e che analizza i fenomeni di mafia
ed antimafia, che coinvolge e dove il mito e la storia si confondono
- ha aggiunto lo storico Salvatore Lupo - e dove Pasquale Scimeca
riporta sullo schermo un mondo che sembra assopito nell'attesa
del suo racconto. Quello che qui si mette in evidenza è
un microcosmo che racchiude il senso di un'epoca, un racconto
che perde lentamente il suo carattere di leggenda per andare
d occupare una pagina precisa della nostra Storia".
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