MENSILE D'INFORMAZIONE E DI SERVIZI - NOVEMBRE 2000


CINEMA

UNA METAFORA UNIVERSALE SUGLI INTRECCI MAFIOSI SENZA TEMPO

Incontro con il regista del film “Placido Rizzotto”, Pasquale Scimeca

Il regista dell'apprezzato film "Placido Rizzotto", Pasquale Scimeca è stato di recente a Catania, al cinema Corsaro, dove con il critico Sebastiano Gesù e lo storico Salvatore Lupo, ha parlato del valore universale del film che racconta la storia del segretario della Camera del Lavoro di Corleone, Placido Rizzotto, che il 10 marzo del 1948 fu ucciso selvaggiamente dalla mafia e mai ritrovato. Attorno alla vita, all'impegno della figura di Rizzotto ruotano tanti personaggi comuni, quasi tutti perdenti ed invischiati nel pozzo senza fondo che è l'intreccio mafioso siciliano, di Corleone. Ritroviamo nel film di Scimeca l'allora capitano dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, Pio La Torre che sostituirà poi Rizzotto, Luciano Liggio intento a scalare i vertici della cupola mafiosa. Il film vede protagonisti Vincenzo Albanese, Marcello Mazzarella, Gioia Spaziani, Carmelo Di Mazzarelli, Franco Catalano, Biagio Barone, Arturo Todaro, con le musiche degli Agricantus, produzione Arbash Film Coop., Rai ed è distribuito dall'Istituto Luce.
"L'attualità di Placido Rizzotto non è tanto nella storia sulla mafia, di oggi o di ieri - ha sottolineato il regista Scimeca - in realtà si tratta di una metafora universale. La storia di Placido Rizzotto racchiude in sè il dramma della storia dell'uomo. Da sempre ci sono i poveri e chi sente il bisogno di rappresentare coloro i quali non trovano la forza, o il coraggio, di farsi valere. Ieri come oggi, in Sicilia, a Corleone, come in Brasile ed in molti altri posti. Ho cercato di cogliere con questo film è la frattura che si determina tra le generazioni in certe particolari condizioni della storia (guerre, rivoluzioni, movimenti sociali). Padri e figli che non si parlano e non si capiscono più. Sconvolgimenti sociali (e politici) che scuotono dalle fondamenta ordini secolari costituiti, fin dentro le stesse famiglie, fin dentro l'anima delle persone che "recitano" in questo film".
Il critico Sebastiano Gesù ha ribadito che nel film si attinge alla cultura ed alle tradizioni popolari e si celebra la difficile emancipazione della Sicilia.
"Un film apprezzabile e che analizza i fenomeni di mafia ed antimafia, che coinvolge e dove il mito e la storia si confondono - ha aggiunto lo storico Salvatore Lupo - e dove Pasquale Scimeca riporta sullo schermo un mondo che sembra assopito nell'attesa del suo racconto. Quello che qui si mette in evidenza è un microcosmo che racchiude il senso di un'epoca, un racconto che perde lentamente il suo carattere di leggenda per andare d occupare una pagina precisa della nostra Storia".

 

 


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